Ieri sera sul gradino della piazza la mia amica mi ha chiesto come sta andando il rientro.
E’ difficile.
E te l’avevo detto bella mia.
La cosa che mi esaspera di più è il tempo. Averlo.
Non devo mai calcolare i minuti per spostarmi, non devo mai pensare a come arrivare in un posto, mi ci portano, o ci vado a piedi, o prendo anche la macchina, e in meno di mezz’ora sono ovunque io voglia essere.
Ci vediamo verso le 9. Verso.
Si arriva in piazza, e s’aspetta. Con la radio accesa, telefonando, leggendo, o chiacchierando con qualcuno. Che tanto qualcuno che conosci sempre passa. Ti vede dalla sua macchina, si ferma, scende e ti saluta, un bacio dal finestrino aperto, e si fanno chiacchiere coi gomiti poggiati allo sportello, mentre s’aspetta.
L’attesa fa parte dell’uscita. La metti sempre in conto.
I minuti dilatati, la notte silenziosa, la piazza immensa.
Ieri notte accompagnavo a casa la mia amica, e per strada con i finestrini aperti non si sentiva niente. Di notte, le finestre dormono, come in un libro per bambini. Mi ero così sperduta a guardare quel silenzio che non sentivo il motore, non ho scalato la marcia e ho fatto la salita di quarta.
A Milano il silenzio è clandestino.
A Milano il silenzio è clandestino. Posso usarla anch’io? Magari cambio la città
dai vieni in provincia!
è da tanto che tento di provinciarmi
si è vero la provincia ha il suo silenzio…..il suo fascino ,il tempo è un po’ lento magari un po’ troppo però ti lascia tranquillità serenità per affrontare ……..il domani